Mattina, 2 maggio 2019. ore 7:00.
Interno, camera da letto. Sveglia.
Accidenti stavo facendo un sogno così bello:
Esterno, da qualche parte sul pianeta terra. Città, scene di distruzione ovunque. Astronavi aliene sulle nostre teste. Gente di città alta che va tranquillamente in Piazza Vecchia a bere il caffé.
Alieni per le strade che inceneriscono le persone. Alieni brutti. Ma brutti brutti. Devo provare a disegnarli.
Chiamata al cellulare. E’ il Pentagono. Ovviamente al centralino del Pentagono parlano un italiano fluente con un leggero accento milanese.
Mi stanno mandando l’Air Force One a prendermi. Devo portare con me solo l’attrezzatura necessaria. A far che non lo so. Nel dubbio mi porto le macchine fotografiche.
L’Air Force One atterra nel vicolo sotto casa.
Partiamo. sembro seduto in una Passat, ma vabbé, sono dettagli.
Arriviamo tra mille difficoltà in un deserto tipo Arizona o Nevada o quelle zone lì. Base segretissima sotto un Mac Donald abbandonato dove ci sono un sacco di fiori rigogliosi tipo serra.
Sendiamo millemila piani in un’ascensere che da musica di Duke Ellington.
Entriamo. Stanza circolare blu.
Qui sono riunite tutte le migliori menti per salvare la galassia. Intravedo Geoge Lucas, Philippe Daverio ed un garrulo Stephen Hawking in tenuta da Polo.
Dopo un briefing di cui tralascio i dettagli (tanto sono quelli tipici dei fil catastrofici ammericani) vado ad incontrare la mia squadra ed a capire cosa devo fare.
Ecco… Entro in uno studio tutto grigio 18% con ogni ben di dio in fatto di robe-da-studio-fotografico.
Mio compito è fotografare tutti gli artefatti alieni.
Ok, io ed il mio assistente – Joe McNally – ci mettiamo all’opera. Qualcuno nomina Dan Margulis che sarebbe “di là”.
Cominciamo a fotografare oggetti stranissimi e complicatissimi, ovviamente superfici superriflettenti lucidissime e che non si sporcano.
La sveglia, Cazzo! Noooo… e questo come cavolo lo fotografiamo?
Mi sono alzato con questa idea in testa… ‘Sto artefatto alieno come lo fotografo? Voi non potete capire l’ansia. Ridatemi il sogno! Ora!