La fotografia come riflesso del reale o di quello che vogliamo comunicare?
La fotografia al servizio della (nostra) verità
Parto in questa mia brevissima riflessione da questa immagine, o meglio, questa grafica data dalla giustapposizione di due terribili fotografie di guerra, che sta girando in questi giorni su internet (io l’ho trovata su gruppi/post brasiliani).
Nei post si dice che bisogna pregare per i bambini della Palestina, terra martoriata etc etc… che in Palestina è in corso un massacro di bambini, che gli Israeliani stanno distruggendo un paese etc etc e fin qui va tutto bene dal punto di vista comunicativo di una certa parte.
[NB: in queste mie righe non intendo fare questioni di merito, valutazioni politiche o religiose o generali sulla guerra o sulla condizione dei bambini, o partigianerie per l’una o l’altra fazione quindi astenetevi da commenti].
Qual è la questione? che – almeno – l’immagine del bambino ferito, drammatica, straziante, disumana, terrificante non viene dalla Palestina, non ritrare un Bambino Palestinese ma è stata scattata dopo un bombardamento ad Aleppo (Syria). non sono riuscito ad individuare la fonte primaria ma sono risalito fino al 9 febbraio del 2012 per questa foto.
DIDASCALIA + IMMAGINE veicolano un messaggio. Anche nelle nostre piccole-grandi fotografie di tutti i giorni.
Pertanto scrivere “Una preghiera per i bambini della Palestina” unita con una foto dello scoppio di una granata pesante e la foto – pornografica – di un bimbo mutilato significa veicolare un messaggio in modo errato, scorretto e fuorviante. E da ancora più fastidio perché lo scenario della guerra in Syria non ha avuto e non ha la visibilità mediatica della Palestina e che le gambe di questo bambino sono state sacrificate ad un’altra causa.
Non sono riuscito a reperire il copyright per le immagini che verrà indicato quando sarò in grado di reperirlo. Le immagini sono state presentare senza fini di lucro ma solo a scopo esemplicativo e didattico.