È meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna
Rahim Khan (Il Cacciatore di Aquiloni)
E’ chiaro il tema generale di questo mio post: la verità (o Verità o “Verità”). Ma prima devo esporre un breve antefatto: alcuni anni or sono un amico ha chiuso il suo studio grafico e mi ha regalato parte della sua biblioteca contenente, tra le altre cose la serie completa di Vogue USA, PHOTO, ZOOM, I-D, wall-paper etc etc degli anni ’90 e primi anni duemila. Tale biblioteca si trova in scatoloni ed ogni tanto tiro fuori “qualcosina” da leggere.
Oggi per puro caso mi sono imbattuto in un libro fotografico (ma non solo) edito nel 1998 di 333 pagine di Gilles Peress: The Graves: “Srebrenica And Vukovar”.
Come lascia intuire l’ameno titolo si tratta di un lavoro del ’96 realizzato nei pressi delle due città durante il reperimento e lo scavo di due delle fosse comuni contenenti i corpi di centinaia di uomini e giovani musulmani trucidati dai serbi.
Il lavoro iconografico è accompagato dal testo di Eric Stover, del Centro per i Diritti Umani di Berkley; lavoro, quello testuale e quello fotografico assolutamente all’unisono: chirurgico e lirico insieme che passa dal racconto dell’uomo che uscì di casa con in tasca i disegni della sua bambina all’attività di antropologi ed archeologi forensi (tra cui c’era anche un mio amico).
Dopo aver avuto l’esperienza delle atrocità perpetrate nella ex Jugoslavia non posso che raccomandarlo a me stesso ed a voi. Per ricordare e per riflettere.
Perché il delirio del genocidio è più vicino di quanto si pensi, perché “La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa”. (A. Merini)
(*) L’immagine qui sotto riportata per solo scopo esemplificativo è la copertina del titolo ed è © Gilles Peress