Oggi ho fatto le fototessere.
Oggi ho fatto le fototessere. Quanto di più fotograficamente aberrante da fare, no? Ritengo che la pensiamo tutti così sia amatori che professionisti. Al massimo qualcuno può dire: “Pagano, poco ma pagano”.
Oggi ho fatto le fototessere ai migranti in un Centro di Accoglienza. Chiaramente un paio di decenni di esperienza aiutano; parti spavaldo spieghi ai ragazzi chi sei, cosa devi fare, cosa vuoi da loro. In francese ed inglese. Facciamo quattro chiacchiere: parliamo di calcio, loro mi chiamano subito Balotelli (sono l’unico bianco) e mi chiedono se voglio fermarmi a fare una partitella dopo la sessione fotografica.
Mi danno una mano a sistemare il set minimale come richiedono le norme legali.
Poi sfilano davanti all’obiettivo, “One by One” recita William. Si fanno seri ed ecco che ti guardano diritto negli occhi. Uno ha uno sfregio su un’occhio, segno di una granata. Uno ha la faccia tutta tagliata. Uno si mette la mano davanti alla bocca per non ridere e gli vedo il segno di catene ai polsi.
Non chiedetemi perché: qualcuno non crede che io faccia il fotografo perché non mi interessa fotografare bellissime ragazze discinte. Preferisco fare le fototessere.