Ecco. Siam tornati.
Troppo breve è stato il week end toscano di Photopassione ma siam tornati. Centinaia di ore di studio, progettazione, trattative, coordinamento per solo 48. Si, 48 ore, ma fantastiche, piene di fotografia, di scherzi e battute, e di umanità.
Ma il lavoro del ws non finisce qui perché i partecipanti hanno ancora delle scadenze da presentare nei prossimi 30 giorni relative all’editing ed alla produzione dei loro elaborati.
Le nostre giornate si sono rivelate oltremodo piene di bellezze e sorprese, fatica e qualche lacrima.
Come prima cosa ho conosciuto delle belle persone. Lontani dagli avatar e senza più l’anonimato della distanza digitale dopo le prime titubanze siamo stati gli uni di fronte agli altri con estrema sincerità.
E per questo vi ringrazio dal più profondo del cuore: per prima cosa dal punto di vista umano e, in seconda battuta, perché non è possibile fare un reportage senza essere se’ stessi.
Grazie perché ho imparato un sacco di cose da voi.
In seconda battuta l’ospitalità del territorio: chiaramente dagli amici di Fontebussi che ci hanno coccolati e ci sono venuti incontro in tutto e per tutto nelle nostre esigenze, ma, soprattutto, per la grandissima collaborazione – più unica che rara ed assolutamente non scontata – con la direzione generale di ENEL che ci ha concesso il privilegio dell’accesso alle aree minerarie.
Incredibile la “sorpresa” della domenica: il sig. Emilio che ci ha portato a ripercorrere i momenti più duri delle repressioni naziste del 44 e degli eccidi di civili, lui che ha visto il padre andare via per l’ultima volta e, da dietro una finestra, sparare a 10 persone colpevoli di essere lì in quel momento. Solo due parole per descrivere l’esperienza: passione e commozione.
Gli amici del Museo MINE di Castelnuovo dei Sabbioni, nella persona di Paola, infine, ci hanno permessi di capire meglio il rapporto di amore-odio tra paese e miniere.
Tutto questo avendo come scopo il PERCHE’ fotografare tralasciando il COME FARLO.
Per dirla con Giacomelli ‘guai al fotografo che mette un paraocchi e si focalizza solo sulla fotografia, trascurando il restante infinito orizzonte di possibili stimoli creativi, poetici, sensoriali, emotivi e conoscitivi’.
Sorpresa finale: il direttore del Museo mi ha proposto di esporre una mostra del reportage proprio nel museo del territorio della città di Cavriglia, nel cuore storico superstite di Castelnuovo dei Sabbioni.
Stanco ma felice
Mario